Milton Erickson 1

Ipnosi, Meditazione e Mindfulness

Ipnosi e meditazione: terreni comuni


Da un punto di vista esperienziale ipnosi, meditazione e mindfulness hanno in comune la focalizzazione dell’attenzione verso le realtà interiori e le modificazioni della coscienza che si manifestano a partire da questa focalizzazione.  Questa focalizzazione comporta delle modificazioni nella percezione e nello stato della coscienza che sono sostanzialmente simili nell’ipnosi come nella meditazione.
L’ipnosi, ad esempio, ha alcune caratteristiche che la rendono del tutto simile alle pratiche di meditazione concentrativa o shamata come vengono definite nella tradizione buddista. Attraverso una qualche forma di fissazione dell’attenzione, sul respiro, su un oggetto, su un’immagine interiore, il meditante (così come il paziente in seduta ipnotica) sperimenta delle modificazioni nella percezione e nella esperienza psicocorporea (ciò che sente e prova), nella direzione di una certa luminosità e lucidità della coscienza accompagnate da calma mentale e rilassamento corporeo.
Al tempo stesso le meditazioni di consapevolezza o vipassana, da cui derivano le forme attuali della mindfulness, comportano delle significative modificazioni della coscienza, dovute all’aumentare della capacità di presenza mentale e della stessa concentrazione che si sviluppa in maniera naturale durante la pratica. In questo tipo di pratiche l’attenzione non è ristretta ad un singolo punto o oggetto, ma si apre, per così dire, ad accogliere ogni esperienza che sorge, in un flusso continuo di sensazioni, percezioni, esperienze emotive, pensieri o immagini.


Attraverso l’allenamento, soprattutto con il metodo della vipassana, il meditante diviene sempre più accurato e preciso nel cogliere sfumature sottili dell’esperienza, maturando una progressiva capacità di disidentificazione e pacificazione.
Nell’esperienza soggettiva il meditante avverte un senso di spaziosità, una dimensione modificata della percezione mente/corpo, in cui la forza della consapevolezza coglie i diversi fenomeni che si manifestano (sensazioni, immagini, pensieri, emozioni) con un sereno disincanto, che viene comunemente definito disidentificazione o anche decentraggio: le emozioni, i pensieri negativi, l’ansia e l’irrequietezza lasciano il posto alla pace mentale, all’osservazione distaccata, alla serenità.

Questa esperienza dell’integrazione tra concentrazione e consapevolezza è sperimentata dal meditante in maniera simile a quanto può essere sperimentato in ipnosi, soprattutto se questa cosiddetta ipnosi è condotta all’interno di un sistema di riferimento focalizzato sulla mindfulness.

L’esperienza ipnotica (ma anche meditativa)
La fenomenologia che può manifestarsi può essere descritta a partire dallo schema di Jeffrey Zeig, attuale presidente della Milton Erickson Foundation, allievo e collaboratore di Milton Erickson, che offre un modello per comprendere cosa accade in ipnosi (si veda ad es. L’induzione ipnotica, in Nardone, Loriedo, Zeig, Watzlawick, Ipnosi e terapie ipnotiche, ed. Ponte alle Grazie).

Secondo questo modello si hanno quattro categorie di esperienze che possono essere sperimentate dal paziente durante l’ipnosi e che, secondo l’assunto che sottende a questo articolo, vengono comunemente sperimentate nel contesto della meditazione.


1.    Alterazioni dell’attenzione

L’attenzione viene rivolta sempre più verso l’interno, con esperienze di sentirsi ovattati, “sospesi”, in pace e avvolti da un senso generale di quiete e benessere. Anche nel momento in cui l’attenzione sia focalizzata all’esterno è presente la fissazione dello sguardo, con esperienze di luminosità e di alterazione della percezione visiva.

Nei termini relativi alla psicologia buddista questo è dovuto alla temporanea purificazione della mente che è libera da inquinanti mentali (emozioni negative e ostacoli alla concentrazione) e sperimenta gli stati mentali costruttivi e benefici.

2.    Variazioni dell’intensità

L’intensità delle esperienze durante le dimensioni ipnotiche e meditative può accrescersi o diminuire, ad esempio si hanno percezioni più vivide come un profondo senso di rilassamento, oppure esperienze sensoriali forti come cambiamenti nella percezione tattile, visiva, uditiva, propriocettiva ecc.

Oppure ci può essere assenza di sensazioni, perdita di informazioni (il soggetto dichiara di non aver udito o visto qualcosa che era presente), perdita delle sensazioni di una parte del copro o inconsapevolezza della posizione (ad es. non sapere o capire dove sono le braccia nello spazio, pensare che siano sollevate quando sono appoggiate e viceversa) .

Le distorsioni sensoriali possono essere anche di diverso tipo: le sensazioni possono variare ed essere distorte: sentirsi le braccia più grandi o più piccole, avvertire suoni più distanti o vicini.

In ambito meditativo queste esperienze di variazione nell’intensità sono consapevolizzate e intese come manifestazioni dell’accresciute consapevolezza, concentrazione e saggezza.

3.    Sensazioni di dissociazione

Le sensazioni di dissociazione appartengo a una categoria di fenomeni che sono fondamentali nell’esperienza clinica, essendo manifestazioni dell’attivazione dell’emisfero non dominante del cervello (cioè la parte creativa della mente).

Si riferiscono alle esperienze di sentirsi al tempo stesso presenti e vigili e quindi parte dell’esperienza e al tempo stesso in una dimensione alterata, fuori dall’esperienza stessa.

Questa è la base di quel senso di disincanto e quella percezione rinnovata di sé che è tipica della meditazione e che in ipnosi consente l’allentamento del controllo razionale in favore delle risorse dell’inconscio saggio.

Le sensazioni di dissociazione si manifestano anche come percezione che le cose accadano in maniera involontaria e naturale.

Ad esempio le persone riferiscono di essere state al tempo stesso nello studio e altrove, nella fantasia, nel mondo interno, perse in un sogno o nei pensieri, con una parte della mente che ascoltava ciò che il terapeuta stava dicendo e un’altra parte che vagava oppure era focalizzata nella concentrazione interiore.

Le sensazioni di dissociazione unitamente alle alterazioni dell’attenzione e dell’intensità dell’esperienza sono tipiche anche della fenomenologia della meditazione, frequentemente vissute dai meditanti e parte stessa del processo di evoluzione attraverso la pratica meditativa.

4.    Cambiamenti nella responsività

Questa quarta categoria di fenomeni è quella che più caratterizza la relazione ipnotica: durante l’esperienza della trance, nei diversi livelli in cui essa può manifestarsi, la persona è più recettiva, più aperta alle indicazioni e ai suggerimenti del terapeuta e soprattutto coglie in maniera soggettiva i significati delle metafore, degli aneddoti e delle libere associazioni in un processo attivo di elaborazione e ricostruzione interiore.

E’ a partire da questa elaborazione interiore che si assiste al processo terapeutico vero e proprio, come manifestazione di intuizioni, sogni di guarigione e trasformazione, cambiamenti naturali dovuti ad una riorganizzazione interiore inconscia.

L’aspetto relazionale come principale differenza tra ipnosi e meditazione
La differenza principale tra l’ipnosi e la meditazione è rappresentata in particolare da questa quarta categoria di fenomeni che si manifestano durante l’esperienza ipnotica e che enfatizzano l’aspetto relazionale e clinico dell’ipnosi.
L’ipnosi clinica infatti, pur contemplando l’autoipnosi, è un metodo che si avvale di una specifica modalità relazionale terapeutica, che nell’approccio che utilizzo è fondata sulla presenza empatica, sul rispetto della caratteristiche individuali e sull’accoglienza.
All’interno di un clima relazionale che favorisce la crescita, come lo definisce Carl Rogers, è possibile per il paziente maturare una sempre più profonda fiducia nelle proprie capacità di esplorazione di se stesso e di autocomprensione.
L’esperienza ipnotica, all’interno di questo sistema relazionale, diventa un’esperienza naturale, un percorso di approfondimento della consapevolezza e della conoscenza di sé.
Attraverso la base sicura relazionale che si realizza nell’incontro terapeutico il paziente trova tutto il sostegno e la guida per esplorare le potenzialità della mente, nella dimensione psicoterapica tradizionale e ancora di più nell’esperienza ipnotica.
A partire dal rilassamento o dall’esperienza meditativa vigile, il paziente è accompagnato in un percorso di approfondimento e di relazione con il suo stesso inconscio, inteso come parte saggia e terapeutica del sé.
Il dialogo con il terapeuta ipnotico facilita la distensione psicocorporea e l’esperienza della trance ipnotica. A partire da questo è possibile poi attivare risorse profonde attraverso le diverse metodologie ipnotiche, come l’uso della metafore nel dialogo con l’inconscio oppure il dialogo diretto attraverso le tecniche ideomotorie (Si veda il mio articolo “L’ipnosi questa sconosciuta”)

La metodologia ipnotica permette quindi di approfondire gli stati e soprattutto di facilitare attraverso tecniche specifiche la risoluzione dei traumi, dei conflitti, dei sintomi e il cambiamento a livello della personalità.

E’ questa dimensione interattiva orientata al cambiamento clinico che rappresenta la sostanziale differenza con la meditazione, laddove in quest’ultimo approccio il meditante solitamente riceve indicazioni ed istruzioni per la pratica e si ritira nella meditazione, anche nella dimensione di gruppo, in maniera solitaria mentre nell’ipnosi il paziente è accompagnato dal terapeuta nelle diverse fasi del processo.

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