Di cosa parliamo quando parliamo d’ipnosi

 

Ci sono diversi modi d’intendere l’ipnosi.
Se faccio una ricerca sul web sulla tematica ipnosi trovo sempre qualche video in cui c’è qualcuno che fa qualcosa a qualcun altro, oppure che cerca di dimostrare quanto è forte e capace e come è capace di produrre cambiamenti nell’altro. Queste modalità non mi rappresentano, appartengono a un modalità di relazionarsi che non condivido.
Mi spiego: di solito c’è un ipnotista, a volte anche terapeuta, che usa l’ipnosi in maniera seduttiva e manipolatoria, per guidare l’altro in qualche stato dove passivamente farà quello che lui vuole.
Con un paziente/esploratore che si abbandona passivamente e chiede più o meno esplicitamente al terapeuta di operare delle metodiche che lo faranno magicamente cambiare.
Questo non è ciò a cui sono interessato, né ciò che utilizzo in ambito clinico.
Oppure un’altra interpretazione dell’ipnosi che ritrovo spesso e che non ritengo utile in ambito clinico è quella che considera gli stati di trance come qualcosa di esoterico o addirittura magico.
Come dimostrato da Milton Erickson nel corso della suo opera durata un’intera vita, gli stati di trance sono fenomeni naturali, che appartengono alle naturali potenzialità umane e che si sperimentano quotidianamente nelle ordinarie modificazioni della coscienza e dei sistemi che autoregolano il nostro organismo (nervoso, circolatorio, endocrino, ecc.).
Compito dell’ipnosi terapeutica è utilizzare questi stati, aiutare il paziente a riconoscerli e a coltivarli, per sviluppare autonome capacità di elaborazione dei vissuti e di trasformazione dei problemi e dei sintomi.
Se quindi penso all’ipnosi così come la pratico penso a a un metodo psicoterapeutico che è fondato su una base teorica strutturata, sulla validazione della ricerca scientifica e su una dimensione relazionale empatica, di profonda umanità, attraverso la quale è possibile sviluppare la fiducia nel poter esplorare il proprio mondo interiore e nel potersi affidare alla saggezza della mente inconscia.
Un percorso di conoscenza attraverso il quale imparare a relazionarci con quella parte del sé che non conosciamo e che può a tutti gli effetti diventare il nostro alleato o terapeuta interiore.
Nell’ipnosi naturalistica la persona viene accompagnata ad esplorare territori della psiche che ordinariamente vengono lasciati sullo sfondo, a scoprire ricchezze e risorse nella capacità della mente di rilassarsi e autoguarirsi.
Uno schema generale della differenza tra un approccio tradizionale all’ipnosi e il modello di Milton Erickson:

Ipnosi tradizionale

Ipnosi ericksoniana, naturalistica, meditativa

Il terapeuta assume una posizione di potere e di controllo

Il terapeuta assume una posizione di ascolto empatico ed accoglienza, di guida che accompagna senza imporre

Uso delle suggestioni dirette: fai questo, fai l’altro, senti o pensa in questo modo

Uso di suggestioni non dirette e di un linguaggio che evoca le potenzialità della mente: puoi rilassarti sempre di più…

Si relaziona all’inconscio dando ordini e imponendo comandi

Si relaziona all’inconscio offrendo possibilità, metafore, aneddoti che stimolano la capacità di trasformazione ed evoluzione

Cerca fenomeni eclatanti per convincere

Cerca fenomeni minimi attraverso il quale sviluppare un processo graduale di apprendimento

Il paziente è passivo

Il paziente è parte del processo di apprendimento, sperimenta attivamente stati modificati e salutari di coscienza

Il cambiamento è determinato dalle suggestioni, dal ‘potere’ dell’ipnotista, viene dall’esterno

Il cambiamento è frutto di processi di elaborazione interiori e di ristrutturazioni profonde che vengono motivate e stimolate dalla relazione terapeutica fondata sull’ipnosi

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